I sapori di Borough Market

Zucca e zenzero. Castagna e cavolfiore. All’ombra dei 310 metri di the Shard, la scheggia di vetro di Renzo Piano, Borough Market è un mondo brulicante di suoni, profumi, colori che sembrano appartenere a un’epoca lontana. Le zuppe fumanti riscaldano il cuore ma anche le mani, infreddolite dalle rigide temperature dell’inverno londinese.

Anche se la struttura a due passi da London Bridge risale a metà ‘800, sono più di 1000 anni che la zona ospita un mercato. Ogni settimana, da giovedì a domenica, sotto i lucernari in vetro e ghisa dalle volute dorate si danno appuntamento i gourmet londinesi attirati dagli oltre 70 banchetti di produttori a km zero, o quasi. Dal salame di agnello di Joe e Sean Cannon che arriva dal Norkfolk ai succhi di frutta bio di Chegworth Valley, una fattoria del Kent. Dai biscotti bio della londinese Cinnamon Tree Bakery, ai formaggi maturati e affinati da Arthur Alsop e Nicholas Walker in East Sussex. Il meglio della produzione britannica, fotografia di una nazione ancora saldamente ancorata alla terra e alla campagna. Ma anche simbolo della molteplicità londinese, del crossover di genti e culture.

Nel Green Market si trovano lo spek tirolese e i formaggi  sardi, il jamon serrano e i paté francesi. Tutto in un’atmosfera colorata e confusa, così diversa dalla asettica funzionalità dei centri commerciali. Un posto dove fermarsi a parlare con il cookney doc che parla un italiano stentato ma dal forte accento sardo, oppure con il macellaio in bombetta e grembiulone rosso che spiega tutte le differenze dei pie di carne, misteriosi ai palati mediterranei. A Borough Market non si viene solo a fare la spesa. All’ora del lunch diventa il regno dello street food londinese. Nei pentoloni sono pronte le zuppe e gli spezzatini, mentre sulla griglie sfrigolano gli spiedini e le salsicce.

Da accompagnare con una pinta di rossa inglese ordinata al locale pub, quello aperto dalle prime ore del mattino per gli operatori del mercato. Da bere in mezzo alla strada, meglio se in maniche di camicia, nonostante il termometro sia di poco superiore allo zero. Come un vero londinese.